IL (PER POCHI) TEMIBILE MORSO DELLA TARANTOLA

(ovvero MISS ITALIA E LE BANCHE ITALIANE)


Immancabile, come tutti gli anni, è arrivato sugli schermi degli italiani il concorso di Miss Italia. Tuttavia, quello da poco trasmesso è stato differente per un piccolo particolare: l’abbigliamento delle concorrenti, che, rispetto alle ultime edizioni, è apparso molto meno “scollacciato”. Il perché -penso- lo sappiamo tutti: la RAI, nella persona del neopresidente Anna Maria Tarantola, ha imposto una manifestazione molto più castigata e, soprattutto, rispettosa nei confronti dell'immagine della donna.
Come valutare questa novità? Ci tengo a premettere che, da buon liberale, mi astengo dal condannare le scelte di vita del mio prossimo e, pertanto, se alcune avvenenti ragazze decidono di puntare sulla bellezza del proprio corpo per farsi strada nel mondo dello spettacolo ed accettano esibirsi e farsi giudicare mostrando generosamente le proprie forme in vesti succinte, sono libere di farlo e non spetta a me giudicarle. Tuttavia, devo ammettere di avere molto apprezzato lo stile più “sobrio” (consentitemi di unirmi per un attimo al coro degli “improvvisi” estimatori di questo termine tornato di moda) dell’appena trascorsa edizione. Sarà, forse, che provengo da una famiglia composta da donne “solide”, che mai accetterebbero -o avrebbero accettato in anni giovanili o quando erano ancora su questa terra- di sculettare su una passerella! In ogni caso, ho trovato positiva questa virata di (quasi) 180 gradi, almeno -lo ripeto- sul piano strettamente personale.
Tutto bene allora? Non proprio. Il fatto è che l’orientamento della dottoressa Tarantola mi ha fatto una bruttissima impressione. Difatti, mi fa percepire lo stesso puzzo di bruciato che sento quando un politico o pubblico funzionario italiano tenta di fregarmi.
Come mai? La ragione c’è e si ricollega al passato della dottoressa Tarantola, un passato che l’ha vista esponente di massimo livello della Banca d’Italia.
Cosa c’entra la Banca d’Italia? C’entra! Difatti la Banca d’Italia è l’organo che vigila sugli istituti di credito e sugli enti finanziari della penisola. Ebbene, ho avuto sentore che alcune delle donne, che sono riuscite a divenire dirigenti in banche ed altre entità finanziarie italiane, abbiano potuto raggiungere tali posizioni per meriti di letto. Si badi bene: non intendo affermare che tutte le funzionarie e dirigenti di enti creditizi e finanziari abbiano ottenuto le loro promozioni grazie a contropartite sessuali. Ho conosciuto in vita mia molte di loro e la maggior parte poteva vantare capacità tecniche e culturali significative e tali da giustificare ampiamente la posizione ricoperta. Tuttavia, mi sembra che, nel settore della finanza italiana, non sia infrequente la costruzione di carriere femminili grazie a meriti sessuali.
E qui, come si suole dire, “casca l’asino”. Se proprio la dottoressa Tarantola aveva voglia di difendere l’immagine della donna, avrebbe fatto bene, considerato l’alto incarico che rivestiva, a pungolare l’autorità di vigilanza di cui faceva parte affinché reprimesse il fenomeno e cioè a facesse in modo che, all’interno delle banche e delle altre entità finanziarie italiane, venissero emarginate certe compiacenti signorine e gli “utenti” delle loro prestazioni nonché coloro che consentivano e, talvolta, favorivano tali mercati e -magari ... perché no?- fossero risarciti coloro che avevano subito danni da queste iniziative puttanesche e prossenetiche (non so se ci siamo capiti ... ????).
Queste iniziative di vigilanza sono state prese? Non mi sembra proprio! La dottoressa Tarantola ha sferzato l’autorità di cui faceva parte affinché venissero prese? Anche in questo caso, non mi risulta! Ovviamente, sono pronto a ricredermi ed a chiedere scusa agli interessati, qualora mi vengano portate prove che quel che affermo è inesatto. Ma, per quanto emerge in base alla mia esperienza, nulla di tutto ciò è avvenuto. Nondimeno, la dottoressa Tarantola si è sentita in diritto di pretendere da alcune ragazzine una serietà che non si era preoccupata di esigere da donne ben più anziane, ben più mature, ben più esposte socialmente e ben più in grado, quindi, di rovinare l’immagine della donna. Il che non è certamente una gran prova di coraggio. Le ragazzine di miss Italia, infatti, provengono generalmente da ceti non abbienti e poco ammanicati: sono figlie di impiegati o meccanici o muratori; sono sorelle di disoccupati o co.co.pro.. Insomma, nessuno le protegge. Le signore in carriera, invece, quanto meno sono appoggiate da qualche componente della casta e, spesso, provengono esse stesse dai ranghi della casta: magari sono figlie o nipoti di qualche politico o di qualche gerarca del postfascismo, tutta gente cui non vanno pestati i piedi. Sembra, quindi, che ci troviamo di fronte al classico vecchio atteggiamento dello Stato italiano “forte con i deboli e debole con i forti”.
E veniamo al punto. Perché la dottoressa Tarantola avrebbe dovuto promuovere una repressione dei fenomeni di prostituzione all’interno del mondo della banca e della finanza? Perché sono proprio tali avvenimenti a distruggere irrimediabilmente l’immagine della donna e non le passerelle un po’ scollacciate di aspiranti divette, che lasciano il tempo che trovano. Il mondo dello spettacolo è da sempre stato caratterizzato da certi esibizionismi: nessuno ci fa caso; nessuno ne prende spunto per condannare il resto dell’umanità sulla base di quel che fanno le donne (e gli uomini) che vi operano. Ma nel campo della finanza -come in ogni altra attività produttiva- il discorso è diverso: lì occorre rigare dritto, perché ogni deviazione dalla retta via si paga e si paga cara.
A volte qualcuno mi chiede come mai coloro che lavorano nel campo della finanza vestano sempre di grigio. Io rispondo immancabilmente loro: “ma voi affidereste i vostri sudati risparmi a qualcuno vestito da pagliaccio?”. Ecco: questo è il punto. Chi affida il proprio peculio a un banchiere o a un gestore pretende in primo luogo serietà e professionalità. E il fatto che nel settore della finanza italiana avvengano certi mercati -di cui mi sembra chiaro che non mi sono accorto solamente io- sicuramente non induce a tenere i risparmi nei forzieri della penisola. E -spiace dirlo- un contributo sostanzioso a tale situazione è venuto proprio dall’inerzia degli esponenti della Banca d’Italia, fra cui la dottoressa Tarantola, la quale, pertanto, farebbe bene ad evitare di impartire lezioni.
Un tenero bacino a tutti gli scoiattolini.

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